Quando interagiamo con un oggetto oppure quando entriamo in un qualsiasi luogo, anche per la prima volta, possiamo essere in grado di prevedere cosa succederà. Questo processo cognitivo è chiamato modello mentale e nasce a partire dalle nostre esperienze pregresse. In altre parole, sono idee, più o meno universali e più o meno geniali, sicuramente utili, che, come software, possiamo installare dentro di noi. È la risposta al “mental framing”, ovvero lo sforzo interpretativo che ogni persona compie ogni volta che si trova in un nuovo contesto o di fronte a un nuovo problema. Il modo in cui organizziamo, percepiamo e comunichiamo la nostra realtà.
E in base a queste ultime attività, noi creiamo modelli mentali che altro non sono che rappresentazioni mentali interne e semplificate di come funziona la realtà esterna e che nascono a partire dall’esperienza pratica: uno strumento di pensiero davvero potente.
A volerla raccontare come lo psicologo scozzese Kenneth Craik, la mente costruisce modelli su ‘piccola scala’ della realtà che adopera per prevedere eventi, condurre ragionamenti e fondare spiegazioni.
Io, banalmente, me la immagino come una cassetta degli attrezzi che, con il tempo, aggiungendo sempre più strumenti, diventa sempre più raffinata e noi diventiamo sempre più saggi e più capaci di raggiungere i risultati che desideriamo. Un modo altamente efficace di economizzare le nostre risorse cerebrali.
Vantaggi e insidie dei modelli mentali
È sicuro che il ricorso a modelli mentali garantisce grossi vantaggi e al contempo alcune insidie. Vi racconto i vantaggi e lo faccio nel rispetto di un modello mentale ormai consolidato nel fruitore di contenuti per il web: la Maxi Classifica dei vantaggi dei modelli mentali, secondo me!!!
Primo vantaggio: Effetto Peter Griffin.
Ovvero non dover ripensare tutto d’accapo ogni qualvolta ci si trova davanti a un fenomeno e bisogna decidere che comportamento attuare.
Avere 10 camicie bianche nell’armadio può essere considerato un modello mentale perché non devi decidere quale sarà il colore della tua camicia oggi.
Anche Albert Einstein si vestiva sempre quasi uguale perché non voleva sprecare energie intellettuali per un’attività banale come scegliere il proprio outfit ma questa è un’altra storia…
Secondo vantaggio: Una vita Fast & Furious!
Riconducendo ogni nuova esperienza a modelli mentali imparati in precedenza, apprendimento e decisioni diventano molto più veloci.
E come dice Edwin: “Non conta quanto stai vicino alla macchina. Conta quanto la fai correre. Mai dimenticarselo!”
Terzo vantaggio: Il gioco delle coppie.
Possiamo costruire analogie tra cose che conosciamo e cose che non conosciamo. Cosa che capitano nei migliori Dating Games.
Quarto vantaggio: McGyver High School!
Come McGyver con le sue forcine, un modello mentale di un determinato ambito può essere applicato anche in situazioni molto diverse. Non dimentichiamo che il Maestro con una forcina sarebbe sicuramente in grado di effettuare un’appendicectomia.
Bene! E adesso? Volete conoscere gli svantaggi? Prima di parlarvi delle insidie che si nascondono dietro i modelli mentali vi racconto in cosa consiste un’interazione prolifica tra modelli mentali e Web Design.
Abbiamo detto che ogni essere umano, affronta l’esistenza attraverso l’ausilio di modelli mentali che gli permettono di economizzare le risorse cerebrali.
Il web designer deve conoscere i modelli mentali consolidati prima di procedere all’impaginazione di un sito
Posizionando il logo in alto a sinistra e il menu in alto a destra garantisci all’utente una notevole facilità di fruizione del sito. Ora! Siamo creativi e dobbiamo stupire ed è proprio per questo che alle volte ci troviamo davanti a un sito in cui facciamo fatica a individuare la call to action principale, motivo per il quale abbandoniamo la navigazione.
Tutto ciò perché, se il modello concettuale del sito web si allontana notevolmente dal modello mentale dell’utente è probabile che il sito sarà per lui difficile da comprendere e da navigare. Naturalmente, un buon web designer dovrebbe essere consapevole che se viene cambiata qualcosa che è fondamentale per un modello mentale è probabile che si verifichino interruzioni alla navigazione.
Le regole dell’UX Design ci vengono in aiuto, ovvero tengono conto di tutti quegli accorgimenti che rendono più agevole la navigazione per l’utente pianificando le loro azioni future in base a quanto previsto dai modelli mentali esistenti.
Un esempio classico è l’hamburger icon per la navigazione mobile creato da Norm Cox, interaction designer americano. Le tre linee rette (quasi) sempre presenti in alto a destra nella versione mobile di un qualsiasi sito web (è divenuta consuetudine anche il suo utilizzo nella versione desktop). In ogni caso, il modello mentale prevalentemente utilizzato dall’utente prevede che in alto a destra nella versione mobile ci sia un’icona che ci permetta di visualizzare il menu di navigazione. A partire dalle scelte di Cox, il posizionamento di un’icona per il menu di navigazione in alto a destra costituisce a pieno titolo un punto fermo e se osi spostarlo da lì rischi che l’utente necessiti più tempo per utilizzare il tuo sito o che, nel peggiore dei casi, si annoi e abbandoni per sempre il tuo spazio virtuale.
La conoscenza dei modelli mentali dell’utente può diventare uno strumento potente nelle mani del web designer che attraverso di essi può prevedere e guidare il suo comportamento ottenendo, ad esempio, più conversioni possibili.
Nella storia delle interfacce web vi sono tanti casi di disallineamento tra modelli mentali del designer e modelli mentali dell’utente
Valga per tutti l’esempio di Snapchat che, per aver proposto una nuova interfaccia, nel 2018 ha perso circa 3 milioni di utenti, i quali si sentivano confusi o, ancor più grave, incompetenti determinando un vero e proprio esodo di massa.
Questo perché le sorprese inaspettate possono produrre frustrazione e a pagarne sono le aziende.
Arrivati a questo punto, potremmo chiudere qui il discorso… Sembra una bellissima discesa priva di ostacoli se non fosse per quelle insidie di cui ho accennato precedentemente.
La bolla del designer
Uno dei rischi potenziali l’ho già accennato precedentemente ed è quello del disallineamento tra modelli mentali: la cosiddetta trappola della “bolla del designer” secondo cui progettiamo qualcosa che abbia senso per noi ma non per l’utente, ovvero, ciò che dice Bruno Munari quando raccomanda al designer di essere il più comprensibile possibile (l’ho capisco io e degli altri chissenefrega!!!)
Un altro rischio ancor più fastidioso è scambiare la propria verità per la verità assoluta, cadendo nella trappola del pregiudizio. Il modello mentale è una rappresentazione della realtà e non la realtà.
Insomma, come possiamo evitare che la nostra tigre non venga rinchiusa da noi stessi in una gabbia? Una strategia è quella di mantenere “l’attitudine del nuovo arrivato” ovvero conservare sempre uno sguardo ingenuo e pieno di entusiasmo.
Un modello mentale per essere considerato tale deve essere sempre valido. Proprio per tal motivo la sfida diventa quella di indagare se ne esiste uno di segno opposto ma ugualmente valido.
Ogni scienza sviluppa modelli mentali solidi, applicabili ad ogni aspetto della vita quotidiana. Non bisogna far altro che cercarli e studiarli. Più ne conosciamo, più è probabile che le nostre capacità intellettive migliorino. Mettiamo quindi in discussione i framework dei modelli mentali acquisiti tramite la nostra formazione e la nostra professione.
Come disse lo psicologo Abraham Maslow: “Per chi ha solo un martello ogni problema è un chiodo”.
IMMAGINE DI COPERTINA TRATTA DAL FILM Glass.
Che fai, te ne vai senza aver letto questi?