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Pensi che il tuo sito web non sia così male, almeno regge il paragone con quello della concorrenza. Certo, graficamente ricorda i vecchi portali che si sviluppavano su due colonne, ma quelle gif animate donano un tocco di dinamicità che piace tanto ai millennials. L’ultimo aggiornamento risale a qualche anno fa. D’altronde non sono successe poi così tante cose in azienda. Qualche smussatura al testo, sostituzione della fotografia dell’ampio parcheggio, l’aggiunta del nuovo numero telefonico ed il più del lavoro è fatto. L’importante è avere la propria finestra sul web. Poi se questa è blindata da un muro di mattoni poco importa.

Naturalmente non prendermi sul serio, il sito è il biglietto da visita della tua azienda. Un’immagine poco curata e approssimativa potrebbe avere una serie di ripercussioni su chi non ti conosce.

Ci sono parti del tuo sito web che le persone potrebbero trovare difficili da digerire o addirittura irritanti. La pazienza è ai minimi storici e con un paio di manate sul touch screen l’utente si dirige altrove. E allora addio conversione!

Sono convinto che anche tu non rimani impassibile quando entri su un sito che non risponde appieno alle tue esigenze. Quando non trovi quello che stai cercano. D’altronde si tratta di progettare un sito web e non la settimana enigmistica.

Analizziamo allora quelle che sono le cose che le persone odiano di più nei siti web.

 

 

 

Tempi lunghi di caricamento

Il 47% degli utenti si aspetta che una pagina carichi in 2 secondi. La tempistica di caricamento è direttamente proporzionale al tasso di abbandono delle pagine. Già con 3 secondi il 40% degli utenti migra verso altri URL. Questo può avere un impatto devastante ad esempio su un e-commerce con una diminuzione tangibile delle vendite. Poi secondo uno studio della Eriksson a farne le spese sarebbe il titolare del sito. Gli utenti quasi mai addossano le colpe di malfunzionamento alle proprie compagnie telefoniche.

 

 

 

Nessuna compatibilità con il mobile

Mi viene difficile spendere parole a riguardo. Oggi navighiamo quasi esclusivamente da dispositivi mobili, controlliamo e-mail, inviamo messaggi, interagiamo sui social, acquistiamo online, tutto da smartphone e tablet…eppure lì fuori c’è ancora qualcuno che vive in maniera dissociata la versione desktop da quella mobile del proprio sito. Forse per loro i tempi non sono ancora maturi per un restyling. Ma intanto Google ha annunciato da mesi l’indicizzazione Mobile-First.

 

 

 

Pop-up

Sono contrario ai pop-up? Vediamo, magari un uso controllato e discreto lo posso anche tollerare…ma, lo ammetto, mi fanno veramente incazzare. Pensi che il visitatore, grazie alla magica finestrella che lo insegue incessantemente, alla fine si arrenderà iscrivendosi alla newsletter? Prendi in considerazione delle soluzioni più discrete. Ad esempio, pop-up che compaiono dopo una determinata permanenza sulla pagina o dopo un certo livello di scrolling. Oppure sfrutta le call to action, inseriscile all’interno dei tuoi contenuti e ricorda che Google è stato molto chiaro circa le interruzioni sulla navigazione.

 

 

 

Video e musichette che partono a raffica

Difficilmente navighi aprendo una finestra del browser alla volta. Magari stai affinando delle ricerche o surfando da un contenuto all’altro. Non sorprenderti se le persone inizieranno a detestare il tuo sito una volta che scopriranno che quel jingle proviene proprio da lì. Se vuoi utilizzare contenuti multimediali in modalità autoplay assicurati che l’audio sia disattivato. Sarà il visitatore a scegliere poi cosa fare, come accade su Facebook e Twitter. Anche su questo tema Big G si è pronunciato.

 

 

 

Testi puerili pensati esclusivamente per i motori di ricerca

Premettendo che oramai i benefici SEO derivanti dal susseguirsi di parole chiave sono pressoché nulli, scrivi chiaramente pensando alla persona che leggerà il tuo contenuto. Mi capita spesso di imbattermi in qualcosa del genere analizzando i siti di business locali. Un’accurata selezione di parole chiave associate al nome della città in cui l’azienda opera. Grazie per l’informazione, ma presumibilmente il visitatore non dovrebbe essere affetto da Alzheimer, quindi non ripetere le cose più volte. Dai un’occhiata a questa definizione di keyword stuffing.

 

 

 

Canali di contatto alternativi

Ogni sito che si rispetti, o quasi, ha il suo form di contatto. Puoi inviare istantaneamente un messaggio ricevendo nella migliore delle ipotesi un segno che tutto è andato a buon fine. Offri maggiori modalità di contatto, indica una mail di riferimento o magari usa i social per interagire e smistare eventuali richieste. Soprattutto se devi garantire ai tuoi clienti un minimo livello di servizio customer. Esistono soluzioni semplici senza dover per forza installare una chat da gestire in tempo reale.

 

 

 

Quelle che ho elencato sono le cose che gli utenti trovano generalmente più fastidiose durante la permanenza su un sito. Andando però più in profondità, l’elenco delle cose più odiate sui siti web si allunga drasticamente. Non dico che siano cose di poco conto, ma comunque meno impattanti rispetto alle precedenti. Mi riferisco ad esempio:

  • ai contenuti presenti nelle pagine chi siamo di molte aziende. Menzione dell’anno di fondazione, esaltazione di come l’azienda leader del suo settore si sia distinta appunto nel suo settore e stop;

  • alle informazioni non aggiornate. Non sarebbe una brutta idea gestire attivamente il blog del tuo sito;

  • alla gestione delle immagini. Se proprio vuoi avere delle gallerie fai in modo che cliccando su un’immagine questa non rimandi ad una pagina ma ci sia la possibilità di scorrere.

 

Se ti dovesse venire in mente qualche altra cosa che trovi terribilmente irritante durante la permanenza su un sito, indicala pure nei commenti. Saremo in due a odiarla!

 

IMMAGINE DI COPERTINA TRATTA DAL FILM 300.

 

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  • Andrea ha detto:

    Personalmente credo che nel panorama italiano siamo ancora molto indietro, ma di mentalità. Molte aziende non credono nella possibilità di fare soldi attraverso una piattaforma online, tendendo i posticipare e/o ridurre il più possibile i lavori sui siti web.
    Inoltre, siti autorevoli con centinaia di migliaia di visite all’anno si ritrovano ancora con una veste grafica dei primi anni 2000, per non parlare delle testate giornalistiche, sono uno spam continuo con i loro popup pubblicitari.

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