Esiste oggi un fenomeno nuovo di cui avrete sicuramente sentito parlare! In realtà la sua origine la si può ricercare nei tanti studi di antropologia. Un allettante ritorno a una natura primordiale. Sto parlando del Nomadismo Digitale. Il Nomadismo è un fenomeno arcaico tipico delle comunità di cacciatori/raccoglitori. Quello Digitale invece è a tutti gli effetti una moda giovane per chi ancora crede che una moda non debba essere per forza soggetta alla coscienza obsolescente di questi tempi.
Ebbene, come il più trendy tra i web designer, starei per diventare nomade digitale. Non che sia mai stato un colono provetto.
Mi sono sempre mosso nello spazio rifuggendo la cristallizzazione
Ma tra qualche giorno inizierò a pieno titolo e con la consapevolezza che solo un’etichetta può darti questa, antica, moderna esperienza.
Una sorta di patente. Ho fatto il corso e adesso sono pronto per mettermi alla guida.
Fine ultimo: Lavorare viaggiando!
La prima cosa da fare è scegliere, di volta in volta, la destinazione. Avendo eliminato dalla mia vita la programmazione a lungo termine mi concedo di soggiornare nel qui e ora. Proprio per questo la mia meta prefissata è il Sud della Spagna dove conto di trascorrere un inverno più mite con un occhio verso la possibilità di attraversare lo stretto di Gibilterra e approdare in Marocco.
Importante è che all’esperienza di viaggio si aggiunga un solido pacchetto clienti che possa darti la possibilità di sostenerti economicamente. Ma non solo, la capacità di socializzare con nuove entità di nuove culture di nuovi contesti geografici, potrebbe aprire le porte a nuovi entusiasmanti progetti in loco.
La storia ci racconta che il fenomeno del nomadismo è intrinseco alla natura umana tanto quanto quello del “colonialismo”. A differenza di quest’ultimo che, una volta esaurite le risorse, instaura un sistema di mercato per non doversi più spostare, il nomade è in costante ricerca delle risorse per vivere/sopravvivere.
Credo che le risorse del nomade digitale siano risorse esperienziali più che legate alla propria sopravvivenza
Chi fa un lavoro creativo, come me, è più portato a conoscere e a vivere nuove suggestioni per poter ampliare l’immaginario e il ventaglio delle intuizioni creative.
Sicuramente, la prospettiva di lavorare viaggiando, di ritrovarsi in un luogo con un trattamento fiscale più adeguato alla nostra voracità, di vivere un costo della vita più basso, rappresenta un apparente motivazione che spinge a effettuare tale scelta.
Di fondo, a mio avviso, c’è altro. Chi sente di voler intraprendere questo percorso ha in sé l’anima del Cercatore ovvero di colui che sente di doversi spingere oltre le barriere del conosciuto, mosso da una forte spinta al continuo cambiamento su tutti i piani.
Ovviamente bisogna fare i conti con la propria parte razionale
Questo può rappresentare un freno e un ostacolo alla certezza di incontrare persone che parlano altre lingue, che vivono diversamente da noi il lavoro, la seduzione, la quotidianità. Il lavoro importante e apparentemente complesso consiste nel contattare gli istinti prediligendo l’appagamento alla disciplina. Una propulsione alla vita che incarna l’intento del bambino infinitamente curioso, che ha solo voglia di giocare e sperimentare.
Dostojevski, suppergiù, diceva che dichiararsi adulti corrisponde al dichiararsi morti perché solo agendo il nostro bambino interiore ci sentiamo vivi perché il bambino è naturalmente proiettato verso la conoscenza. Chiedo scusa al lettore per avere riportato sicuramente in malomodo le parole dell’autore russo. Quello che volevo dire è che per poter avviare un progetto di nomadismo digitale sembra essere necessario contattare la propria parte bambina ovvero la propria dimensione istintuale per non perdere quel Sesto Senso messo a dura prova dalla fredda logica e razionalità che, alla lunga, condanna inevitabilmente alla ripetitività.
Senti aria di libertà?
IMMAGINE DI COPERTINA TRATTA DAL FILM Cast Away.
Hai altri 5 minuti? Guarda che altro abbiamo di interessante da proporti