Dando un’occhiata alle news del giorno, mi ritrovo sotto gli occhi, forse per caso (o forse no se penso alle ultime avanguardie del 3.0) un articolo pubblicato su un noto quotidiano nazionale che parla nientepopodimenoche di… Aiazzone. Per chi non lo conoscesse (probabilmente tutti i nati dal 1990 in poi), sto parlando dell’imprenditore biellese Giorgio Aiazzone, patron del mitico mobilificio Aiazzone. L’articolo tratta delle beghe giudiziarie di una società ormai fallita da decenni. Tuttavia, i creditori sembrano dormire ancora con un occhio solo e quando comincia a sentirsi odore di possibile conto offshore o simili, aprono l’altro occhio e alzano la testa come quei gatti sdraiati in relax ma sempre allerta. A me, fondamentalmente, tutto questo non interessa. Si scannino tra cani e gatti fino all’ultimo doblone. Piuttosto sono andato a documentarmi circa la storia di Giorgio e della sua Ikea nostrana e ho trovato intuizioni da grande manager, da pioniere e da imprenditore ultramoderno, addirittura da far rizzare i capelli (si fa per dire) a Jeff Bezos.
Dite che vi manda Guido Angeli
Partendo dal presupposto che vi era a quel tempo una legge che definiva in modo preciso la metratura degli spazi espositivi dei mobilifici (ebbene si! Esisteva una legge di questo tipo e il mio pensiero perplesso va al parlamentare che l’ha introdotta forse con una punta di orgoglio… boh!), il cervello di Giorgio comunque inizia a macinare e poiché l’unica soluzione risultava essere quella di costruire più spazi espositivi in diverse posizioni geografiche (soluzione a quel tempo dispersiva se volevi tenere il controllo in prima persona della tua attività), decide di ampliare lo spazio espositivo, sito a Biella, attraverso il ricorso del medium più gettonato negli anni ’80: la cara, vecchia e intramontabile televisione.
Televendite e spot pubblicitari raccontano funzionalità e design dei prodotti venduti
Si potrebbe parlare di un prototipo di e-commerce anche se deve essere chiaro che sto parlando di un supporto differente. Addirittura, scopro che Giorgio non è un produttore bensì un rivenditore di mobili altrui per cui il primo pensiero va ad Amazon o AliExpress o l’ancor più attuale Temu. Aiazzone spedisce in tutta Italia, isole comprese e lo fa gratuitamente. Questa gratuità diventa una delle tante chiavi utilizzate per sfondare nel mercato. Esiste lo slogan “In tutta Italia, Isole comprese”.
Ci saranno slogan caserecci e jingle orecchiabili che racconteranno dei prezzi bassi, delle modalità di pagamento agevolato, eccetera che si tramuteranno in pubblicità sempre più martellante (come quando giochi a Candy Crush e ogni volta che superi un livello ti ritrovi il solito Giulio Martellotti che ti propone un corso di trading per diventare multimilionario stando sul divano di casa e senza grossi investimenti iniziali). La TV, quella locale, diventa la cassa di risonanza prediletta a tal punto da spingere il giovane Giorgio, ormai divenuto icona pop dell’ottimismo anni ’80, all’acquisto di TeleBiella e di altre realtà televisive locali creando un vero e proprio network: il G.A.T., Gruppo Aiazzone Televisivo. Non vi ricorda nessuno? D’altronde gli anni erano quelli e, secondo alcune indiscrezioni, tra lui e il ben più noto Cav. c’era probabilmente un’amicizia.
Tornando agli spot, gli slogan martellanti stile popup pubblicitario nei quotidiani online.
Il ricorso a un vero e proprio influencer dell’epoca: Guido Angeli, presentatore e imbonitore televisivo nelle TV locali. Viene assoldato da Aiazzone per la quale conierà vari cliché verbali e non: “Provare per credere!” accompagnato dalla mano che fa il gesto napoletano della pummarola ‘n coppa (almeno così sembra). Insomma, se fosse esistito Instagram, avremmo un profilo ufficiale in più.
Immagino stiate storcendo un po’ il naso per il mio paragone tra Giorgio Aiazzone e Jeff Bezos. Un imprenditore locale versus un imprenditore globale. Sicuramente Giorgio non poteva contare su internet e Jeff poteva ovviamente fare a meno della TV.
Un parallelismo, quello che sto facendo, che sovrappone due fotografie simili scattate con tecnologia differente, una analogica e una digitale. Ultima considerazione, non riesco a immaginare come avrei potuto interagire con un cliente come Giorgio Aiazzone per la realizzazione del sito web aziendale. Sicuro è che Giorgio, da imprenditore protagonista quale era, sarebbe stato onnipresente in tutto il processo di creazione. Una bella gatta da pelare.
IMMAGINE DI COPERTINA TRATTA DAL FILM Top Gun.
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