Abbiamo lavorato al concept di Metamorphosis. Transforming Italian Architetcture, il festival dell’architettura promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.
Immaginando un festival di architettura che rompesse gli schemi, Metamorphosis nasce da suggestioni oscure, immaginario black metal, atmosfere post-apocalittiche e scenari doom. Traendo ispirazione da un sottobosco culturale dark volevamo in tutti i modi discostarci dalla rappresentazione del convenzionale discorso architettonico e della sua estetica. Il festival, infatti, propone una lettura radicale del concetto di metamorfosi in architettura, allontanandosi deliberatamente dalla consueta e scontata estetica di pulizia visiva che spesso connota le discussioni disciplinari. L’ambizione primaria di Metamorphosis è di esplorare l’architettura come autentica espressione della realtà, capace di generare un equilibrio virtuoso tra umanità, natura e tecnologia, potenzialmente anche in scenari estremi, come quelli dei pianeti inospitali che vogliamo (forse) colonizzare.
Macchie di Rorschach e interpretazioni di un logo in continuo mutamento
Il logo dinamico del festival enfatizza il concetto stesso di trasformazione, naturale e continua. Questa trasformazione visiva riflette il tema centrale del cambiamento e le influenze del festival. Si ricollega a ispirazioni black metal e all’idea post-apocalittica di adattamento ed evoluzione. Il logo dinamico funge da potente metafora visiva per il concetto centrale del festival, incarnando l’idea che l’architettura, come il mondo circostante, è in un costante stato di flusso e trasformazione. La natura mutevole del logo rafforza il messaggio che il festival non riguarda soluzioni statiche o estetiche tradizionali, ma piuttosto l’esplorazione della natura dinamica ed evolutiva dell’architettura. Le forme geometriche, potenzialmente taglienti e pericolose, strizzano l’occhio all’estetica cruda e talvolta aggressiva associata al black metal.
Accostiamo architettura e black metal per lanciare un segnale dirompente e non convenzionale
Questa combinazione, a prima vista antitetica, suggerisce una precisa volontà di sfidare le norme consolidate. L’enfasi sulla “metamorfosi” in relazione al black metal implica una trasformazione che non è necessariamente delicata o esteticamente gradevole secondo i canoni tradizionali, ma che sottintende un mutamento più profondo e forse persino inquietante. Il cambiamento è auspicabile anche se genera paura. Dimentichiamo allora qualsiasi estetica patinata e asettica. Dimentichiamo la pulizia visiva. Vogliamo un’architettura cruda, vera, che esprima la realtà con tutte le sue sfumature.
Metamorphosis è il rito, l’alchimia
L’architettura muore. Poi rinasce. Ma non come prima. Mai come prima. L’abbiamo espresso sul sito web del festival attraverso il motto l’architettura come alchimia della trasformazione. Questa analogia con l’alchimia, l’antica pratica di trasformare metalli vili in oro, si riflette nell’intento di convertire luoghi dimenticati in spazi vitali e sostenibili, in armonia con la natura. Un altro pilastro fondamentale è la rigenerazione, intesa come la visione di ogni progetto architettonico quale atto di rinnovamento e simbolo di un rinnovato patto tra l’umanità e l’ambiente. La sostenibilità rappresenta un impegno imprescindibile, con l’obiettivo di creare spazi che proteggano e valorizzino l’ambiente, riconoscendo la Terra come la nostra unica dimora.
E poi c’è quel guardare alle stelle che sembra romantico ma non lo è affatto
Come dire: “Ok, abbiamo rovinato questa casa. Ora guardiamo se ce n’è un’altra.” Guardare le stelle significa anche accettare l’idea che la Terra potrebbe diventare inospitale. Significa prendere in considerazione un’architettura per i sopravvissuti, un’idea di design per chi lotta ogni giorno contro l’estinzione.
L’idea di applicare i principi di terraformazione alla Terra implica un riconoscimento che il nostro pianeta potrebbe trovarsi ad affrontare condizioni simili a quelle di altri corpi celesti inospitali, collegando i temi del festival a potenziali future crisi ambientali e alla necessità di soluzioni architettoniche radicali.
Black metal e rifiuto della pulizia visiva
Il Black metal distrugge per creare mentre guarda la natura con rispetto e terrore. E Metamorphosis lo capisce, ne fa linguaggio, ne fa voce. La nostra moodboard si è (de)composta con immagini scure e monocromatiche, texture grezze e lo-fi, paesaggi naturali e desolati generati con AI partendo da luoghi reali.
L’influenza del black metal fornisce un potente quadro visivo e concettuale per sfidare le rappresentazioni spesso sterili e idealizzate dell’architettura. Le estetiche e i temi del black metal risuonano con il concetto di metamorfosi estrema del festival e con il rifiuto delle norme visive convenzionali. Gli elementi visivi tipici del black metal esprimono il rifiuto dei tradizionali canoni di bellezza, trovano un’eco nell’intento del festival di superare la “tradizionale pulizia visiva” dell’architettura.
Anche i temi del black metal, come la critica alla modernità e alle norme sociali, l’enfasi sul potere e spesso sulla durezza della natura, i concetti di trasformazione, distruzione e rinascita, e un senso del sublime di fronte a forze potenti come la natura e il caos, si allineano con la visione di Metamorphosis.
L’estetica del black metal permette di esplorare un’espressione architettonica più viscerale e onesta
Metamorphosis non teme di abbracciare la crudezza, l’imperfezione e la bellezza intrinseca a materiali non convenzionali o persino al decadimento. I temi della natura e della critica alla modernità presenti nel black metal si collegano direttamente all’attenzione del festival per il rapporto tra umanità, natura e tecnologia, soprattutto nel contesto delle sfide ambientali. La visione spesso ambivalente o persino ostile del black metal nei confronti della società moderna può essere interpretata come un commento sulle pratiche insostenibili e sulla disconnessione dal mondo naturale, temi centrali nell’esplorazione di un’architettura più equilibrata da parte del festival.
Prospettive post-apocalittiche
Il mondo intero era come un fuoco di sterpaglie.
In un attimo sarebbe finito.
Il mondo intero era come un fuoco di sterpaglie.
In un attimo sarebbe finito.
Suggestioni che arrivano da scrittori come McCarthy, solo per citarne uno, offrono un ulteriore livello di profondità concettuale. I temi comuni nella narrativa e nell’estetica post-apocalittica, come la sopravvivenza e la resilienza di fronte alla catastrofe, la ricostruzione sociale e l’adattamento ad ambienti drasticamente mutati, l’interazione tra la natura che riconquista le strutture create dall’uomo e i resti della tecnologia, l’attenzione alla funzionalità e all’ingegno nel design, si ricollegano strettamente ai concetti chiave di Metamorphosis.
Il linguaggio visivo dell’estetica post-apocalittica, con la sua enfasi su materiali grezzi, oggetti riutilizzati e l’integrazione della natura con la tecnologia, condivide somiglianze con alcuni aspetti dell’estetica black metal, creando una potenziale sinergia tra le due ispirazioni. Entrambe le estetiche spesso presentano immagini oscure e un senso di decadimento o crudezza. Questa sovrapposizione visiva rafforza il concetto generale del festival per creare un’esperienza coesa e di impatto.
E al centro di tutto, la metamorfosi. Non la farfalla. Non la poesia.
Parliamo di tessuti che si lacerano per poi rigenerarsi. Di strutture che collassano solo per mutarsi in qualcosa che respira, lotta, sopravvive. Non costruisci per abbellire. Costruisci per rigenerare. Per riparare il patto infranto tra umani e pianeta.
IMMAGINE DI COPERTINA TRATTA DAL FILM The Road.
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