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Sono trascorsi 5 mesi dal post in cui ho iniziato a raccontare di questa mia volontà di convertirmi al Nomadismo Digitale e poco più di 3 mesi dal mio arrivo in Andalucía. Cosa è successo nel frattempo? Devo dire che, alla stregua di un frate pellegrino, sono riuscito, bene o male, a rispettare la tabella di marcia. Come previsto, mi trovo nel Sud della Spagna con la precisione di un calcolatore mal funzionante dal momento che l’intento era di svernare in un luogo geograficamente prossimo a Mamma Africa. In realtà, come un programmatore senza programmi, mi sono scontrato con un clima tutt’altro che mite. Come nel Sahara: caldo di giorno e freddo di notte. Più che un nomade digitale, potrei finire per sentirmi un beduino (che rimane sempre e comunque un nomade, seppur del deserto).

Le escursioni termiche sono così immediate da spiazzarti completamente. Il tempo di togliersi il maglione per il sole muy caliente e ritrovarsi poco dopo con le braccia congelate appena una piccola nuvola decide di passare da quelle parti.

 

Felicemente in viaggio ma duramente messo alla prova

 

Ovviamente, per complicarmi la vita ho scelto un luogo privo di quei comfort che solo la città può darti: la campagna prossima al Desierto del Gorafe, a decine di chilometri di distanza dal primo centro abitato. Il tipo di abitazione prescelto per questa esperienza “formativa” si chiama Cueva, che sarebbe poi la casa tipica di questa zona. Una sorta di rifugio, una casa-grotta al cui interno la temperatura sembra non voler prendere in considerazione il clima esterno.

Più o meno 18 gradi costanti, al di là che fuori faccia freddo o caldo.

Il paesaggio è un cumulo di terra acre di colore rossastro su cui è stata posta sopra un po’ macchia mediterranea fino al punto più lontano dove l’occhio riesce ancora a vedere.

Di tanto in tanto qualche cinghiale viene a farmi una visitina notturna suscitando i lamenti ripetuti dei diversi perros presenti nel complesso abitativo in cui ho deciso di stabilirmi.

 

Tutti i giorni, generalmente al mattino, dedico un’ora circa alla ricerca della legna. Questo perché nelle cuevas il riscaldamento autonomo si avvale solo e unicamente dalla presenza di un camino. Per cui bisogna essere attrezzati di strumenti per il taglio e di buona volontà. Recoger madera para la chimenea diventa un’appuntamento fisso all’interno dell’agenda giornaliera. Niente termosifoni o caldaie. Tecnologia ridotta al minimo. Fortunatamente la presenza di un calentador de agua garantisce la presenza di acqua calda.

 

Ovviamente, il dispositivo tecnologico su cui ho posto maggiore attenzione è il modem per la connessione a internet. Non ci crederete ma quasi tutta la Spagna è coperta dal 5G. Non è difficile trovarsi in un luogo sperduto nel deserto e rendersi conto di “avere campo”. Non sembra allettante in termini di inquinamento elettromagnetico tuttavia risulta comodo e, soprattutto, essenziale per il lavoro che svolgo.

Risolto el tema delicado della connessione, mi dirigo verso la doccia. A mio avviso, un’abitazione che si rispetti deve avere un flusso d’acqua dignitoso. Fortunatamente non posso lamentarmi e se penso alle parole di Cesare Pavese quando racconta che viaggiare è una brutalità perché corrisponde alla perdita del comfort familiare della casa, degli amici e dell’equilibrio raggiunto, mi accorgo che noi, esseri umani, istintivamente, siamo portati a ricercare e riscoprire di volta in volta tale comfort. Di ricrearcelo per non soccombere, per non demoralizzarci. Sembra difficile? Credo di si! Lo sforzo da compiere non è così leggero.

 

Per cui, risolta la questione, riscaldamento, acqua calda e internet me ne vado in giro qua e la per i vari pueblos. Avere a che fare con una lingua relativamente sconosciuta (anche se siamo pur sempre latini), con nuove culture e differenti approcci alla vita ti entusiasma (all’inizio) ma ti destabilizza (nel tempo) se non stai al passo. Conoscere persone nuove, dialogare per poter acquisire competenze linguistiche, visitare luoghi e case per evitare di chiuderci nel nostro guscio apparentemente comodo. Interagire di frequente con gli altri e con se stessi per schivare come ninja gli effetti della risacca ovvero quei momenti in cui le tue scelte sembra che vogliano fartela pagare. Proprio così riusciamo ad aggiungere vita alla vita.

 

Noto tra gli autoctoni, perlopiù campesinos, un atteggiamento che è un misto tra accoglienza e diffidenza. Puoi chiedere di tutto, tranne soldi. Saranno felici di farti assaggiare il loro vin, i loro pimientos e le loro melocotones. Ti riempiranno la dispensa con questi prodotti se mostrerai di gradire i loro metodi di produzione. Scopro con piacere che l’Andalucía tutto sommato si trova sempre a Sud e, come quasi tutti i Sud del mondo, generosità e condivisione fanno da padroni. Risulterà molto facile ritrovarsi a pranzo o a cena nelle loro case per assaggiare la famosa paella o la miga de pan con chorrizo o bere un bicchiere di vino tinto accompagnato da pezzi di morcilla piccanti e carichi di cebolla.

 

Per incontrare i primi segni di civiltà organizzata devo percorrere sedici chilometri

 

Però ogni tanto ne vale la pena. Supermercados, ferreterias, tabacos y bar dove poter ordinare un café solo che altro non è che un caffè espresso lungo, oppure una cerveza andalusa e ovviamente la scelta ricade quasi sempre sulla birra il cui nome è preso in prestito dal castello che si trova proprio di fronte al barrio de Albaicín, quartiere arabo di Granada.

C’è molto da scoprire, soprattutto quando inizi a parlicchiare un po’ di idioma local e riesci a interagire col barista avvalendoti, a volte, anche dell’aiuto del linguaggio dei gesti.

Sicuramente i primi termini imparati al principio riguardano i sostantivi e le azioni relative ai beni ritenuti necessari: per cui, un paquete de tabaco, un librito de papel y una bolsita de filtros, por favor.
 

IMMAGINE DI COPERTINA TRATTA DAL FILM Captain Fantastic.

 

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