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Il sovraccarico cognitivo è un fenomeno conosciuto anche con il nome di information overload. Si verifica quando la mole delle informazioni che si hanno a disposizione è così elevata da non permettere di focalizzare l’opzione giusta che ci consente di proseguire per il nostro cammino decisionale. Non è un fenomeno del tutto nuovo, ma è cresciuto in simbiosi con il progresso e la trasformazione della comunicazione.

Il web ha amplificato quello che la carta stampata e la televisione avevano anticipato. La tecnologia mobile a cui siamo incollati e la moltiplicazione degli stimoli digitali hanno fatto poi il resto. Il giornalista David Shenk già nel 1997 parlò per la prima volta di data smog per indicare la coltre di informazioni che molto spesso finiscono per confondere l’utente invece che aiutarlo. In rete infatti trovi tutto, ed è diventato sempre più problematico rapportarsi a questo tutto distinguendo le informazioni attendibili dalle bufale.

Il sovraccarico cognitivo mette a dura prova il nostro sistema di elaborazione delle informazioni che è chiamato a decidere in tempo reale a cosa valga la pena veramente prestare attenzione. La memoria a breve termine o come viene attualmente definita working memory (WM) o memoria di lavoro gioca quindi un ruolo fondamentale. A partire dagli anni 50 molti studi iniziarono a testarne i limiti. George Miller nel 1956 con The Magical Number Seven, Plus or Minus Two: Some Limits on Our Capacity for Processing Information, coniò la formula del numero 7. Lo studioso sosteneva infatti che la nostra memoria può processare in tempo reale dalle 5 alle 9 informazioni. Formule magiche a parte, la legge di Miller è stata messa in discussione per il fatto che tali valori non coincidevano realmente con i limiti della memoria a breve termine. Questo spunto però diede il via ad ulteriori approfondimenti che offrirono importanti linee guida applicabili alla comunicazione e anche al web design.

 

 

 

Il sovraccarico cognitivo nella progettazione web

Quando penso alle caratteristiche che rendono un sito internet moderno e funzionale non posso fare a meno di citare il lavoro di Steve Krug. Nel suo libro Don’t make me think l’esperto di usabilità evidenzia quanto sia importante mettere a proprio agio l’utente preservandolo da inutili sforzi mentali. A prescindere quindi dalle finalità del sito l’obiettivo rimane sempre quello di creare un ponte comunicativo. Per farlo nel migliore dei modi risulta necessario bilanciare il carico cognitivo richiesto per l’utilizzo della piattaforma limitando al massimo le situazioni di stress per l’utilizzatore.Quali accorgimenti si possono adottare per facilitare il rapporto tra interfaccia e persona?
 

Quali sono le best practice che difendono l’utente da inutili sovraccarichi cognitivi?

 
Di seguito ti elenco alcuni spunti utili per andare in contro alle esigenze di chi usa il web, la maggior parte degli utenti, in modalità lettura selettiva. Un utente altamente volubile insomma che non ha tempo da perdere, che surfa da un contenuto ad un altro e che ricorre più spesso di quanto tu non creda al pulsante indietro del browser.

 

 

1. Mantieni uniformità grafica e di funzionamento

Conosci bene il tuo sito, l’hai progettato o hai fornito dettagliatamente tutti i suoi contenuti a chi di dovere. L’utente che ci arriva purtroppo non ha punti di riferimento e in una manciata di istanti si troverà a cercare di acquisire informazioni. Da una parte spenderà le sue risorse per comprendere la tipologia di contesto in cui è approdato, se l’azienda, il prodotto o servizio in questione farà al caso suo. Dall’altro si dovrà misurare con il funzionamento della piattaforma, con menu e link. Per questo motivo il carico cognitivo a cui è soggetto risulta già elevato. Una volta che l’utente avrà acquisito una sorta di familiarità con la prima pagina darà per scontato che tutte le pagine assecondino la medesima impostazione grafica e di funzionamento. Ricorda che generalmente siamo molto abitudinari e una volta che sul web impariamo il funzionamento di qualcosa ripeteremo il comportamento più volte senza impiegare energie a trovare una soluzione alternativa.

 

 

2. Limita le opzioni

Diciamo la verità, a chi non piace avere una vasta gamma di scelte a disposizione? Quando si tratta però di vederle tutte insieme sullo scherno il gioco si complica portando ad un sovraccarico cognitivo. Molte opzioni implicano molte risorse da allocare per scegliere quella che fa più al caso nostro. Questo va ad impattare negativamente sulla componente tempo e quindi pregiudica l’usabilità. Ad esempio negli e-commerce di grosse dimensioni può risultare problematica la presentazione delle varie categorie. Affronta quindi con molta cautela la progettazione del menu del sito e gioca con i prodotti correlati da mostrare in base alla scelta degli utenti.

 

 

3. Sviluppa una gerarchia dei contenuti

Quando realizzi un sito è opportuno avere ben chiare quali siano le finalità comunicative non solo dell’intero progetto, ma anche delle singole pagine. Ogni parte del sito infatti dovrebbe offrire un percorso comunicativo appropriato e indipendente. Surfando da un link all’altro in rete approdiamo molto spesso sui contenuti non passando attraverso una homepage. Per limitare il sovraccarico cognitivo è opportuno quindi mantenere sempre il focus sulle briciole di pane che hanno condotto l’utente sulla nostra pagina. Troppi contenuti diversi tra loro comportano un’incapacità di scelta e una battuta di arresto alla navigazione.

 

 

4. Elimina il superfluo

Il tempo regola le azioni dell’utente e saprai certamente quanto questa risorsa incida in modo determinante sull’usabilità del sito. Dato che la memoria di lavoro si focalizza attorno ad obiettivi specifici limita le azioni non necessarie in modo che in pochi passaggi e in tempi ragionevoli l’utente possa centrare l’obiettivo. Ad esempio entra nella home di Google, ti accorgerai che il cursore è già posizionato nella barra di ricerca e non devi far altro che digitare le tue parole. Un piccola interazione in meno che non pregiudica il ritmo della tua navigazione!

 

IMMAGINE DI COPERTINA TRATTA DAL FILM The Ring.
 

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