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Il progresso tecnologico sembra inarrestabile e secondo alcuni mancherebbe poco alla nostra completa trasformazione in cyber persone che, dismessi i panni umani d’ordinanza, assomiglierebbero di più ai personaggi usciti da Tron, il film cult degli anni Ottanta. La centralità che ha assunto il web nella nostra società sarebbe stata impensabile venti anni fa, come inimmaginabili sarebbero state le ripercussioni in ambito relazionale, lavorativo e ricreativo. La storia insegna che non sempre i segnali dei grandi cambiamenti riescono ad esser colti prematuramente dalla massa. Il signor Henry Ford, con la sua invenzione, lo sapeva bene! Le automobili non saranno mai in grado di sostituire il cavallo gli dicevano gli investitori. I tempi devono esser maturi affinché le rivoluzioni sociali e culturali possano manifestarsi nella loro interezza e potenza.

Ora siamo in piena Web Époque dove ogni segmento della popolazione è portata a interagire attraverso i sistemi che la rete promuove. Le persone più giovani sono nate con lo sviluppo del web 2.0 e si trovano pienamente a loro agio. Tutti gli altri individui invece sono stati chiamati a operare una scelta, quella di uniformarsi o meno. Coloro che manifestano un approccio ultra conservatore vedono in internet una presenza demoniaca, un’entità dedita alla dissoluzione delle normali consuetudini umane. Alcuni esperti di marketing paragonano questa tipologia di utenti ai dinosauri, assorbiti dal loro passato e incatenati in un mondo che non ha nulla a che vedere con quello che conoscevano. Queste persone minimizzano la portata del cambiamento e continuano a operare come hanno sempre fatto con l’ombra del meteorite che si ingigantisce sulle loro teste. Il web vive in simbiosi con tutti gli aspetti della quotidianità e il suo carattere altamente invasivo richiede un approccio equilibrato per non esserne vittima.

Ci sono aspetti che anche i puristi del web trovano devastanti e insopportabili. Prassi che irrompono nella sfera degli individui pregiudicandone la privacy o guastandone la permanenza in rete. L’epoca della réclame pubblicitaria che entrava in punta di piedi nelle case degli italiani è decisamente finita. Il Carosello ha perso quell’aurea di innocenza ed i telespettatori fuggono dagli spot lanciandosi in uno zapping selvaggio. Anche sul web vanno proliferando i sistemi di disturbo, ma le persone imparano in fretta e capiscono come difendersi dalle armi di distrazione di massa.

 

Quali sono questi elementi di disturbo? Quali sono le cose più odiate del web?

 

I virus informatici

In campo informatico i virus sono dei programmi in grado di infettare file ed intere aree dei nostri computer. Navigando in rete sarà capitato a chiunque di imbattersi con una di queste piaghe. Il primo virus informatico fu creato da Rich Skrenta, quindicenne della Pennsylvania, che andò ad infettare nel 1982 il sistema Apple con l’utilizzo di un floppy disk. Al concetto di virus è andato a sostituirsi oggi quello di worm, legato allo sfruttamento della vulnerabilità dei sistemi operativi. I worm amano diffondersi attraverso la posta elettronica, ma non disdegnano neppure il file sharing o camuffarsi da crack all’interno dei programmi.

 

I CAPTCHA

CAPTCHA, termine inglese acronimo di “completely automated public Turing test to tell computers and humans apart” identifica un sistema automatico per l’identificazione che permette, attraverso il Test di Turing, la distinzione tra umano e computer. Il sistema più diffuso consiste nel compilare un form mediante le indicazioni distorte e a volte indecifrabili presenti sullo schermo. Anche i CAPTCHA sono odiatissimi e altrettanto diffusi in rete e si stima che ogni giorno ne vengano compilati più di 200 milioni.

 

Contenuti non disponibili nel tuo paese

Dopo un’attenta valutazione dei risultati del motore di ricerca abbiamo trovato il link che sembra fare al caso nostro, ma ci imbattiamo nella dicitura contenuto non disponibile nel tuo paese. Il contenuto non è fruibile, non possiamo vedere il video o visitare la pagina web. Anche questo è da annoverarsi tra  gli eventi più odiati su internet, specialmente quando si naviga su piattaforme come Youtube. Il materiale presente nella piattaforma per esempio è regolamentato da specifiche normative sul copyright differenziate su base territoriale. Può capitare che Youtube impedisca l’accesso agli utenti italiani, rendendo invece disponibile negli Stati Uniti la visione dei video. Questa tipologia di restrizione sfocia in una più ampia censura in quei Paesi che impongono severe limitazioni alle libertà fondamentali di espressione dei cittadini. Infatti, con la finalità di selezionare il materiale consono alla leadership dell’autorità centrale, si impedisce l’accesso a tutti i contenuti percepiti come scomodi e pericolosi.

 

Cookie

E’ un altro elemento, cresciuto in simbiosi col web, che si è attirato le antipatie degli utenti per la capacità di monitorarne la navigazione. Abbiamo infatti i cookie di profilazione che, studiando le scelte di navigazione e le abitudini di consumo, forniscono ai gestori di siti internet uno strumento in grado di pubblicizzare in maniera mirata beni e servizi a seconda del visitatore. Non ti eri mai chiesto perché la pubblicità di determinati prodotti e servizi ti perseguita piattaforma dopo piattaforma e la trovi in tutti i siti web che visiti? I cookie spiegano questa tracciabilità! Il Garante per la tutela della privacy ha disposto a proposito alcune direttive che entro il mese di giugno 2015 entreranno in vigore. Infatti il Garante per la protezione dei dati personali in data 8 maggio 2014 ha pubblicato l’Individuazione delle modalità semplificate per l’informativa e l’acquisizione del consenso per l’uso dei cookie stabilendo un periodo di transizione di un anno per permettere l’adeguamento di tutti i siti web.

 

Le finestre pop-up

I pop-up sono degli elementi grafici delle pagine web che si attivano durante la navigazione. Il loro creatore, Ethan Zuckerman, ha partorito questo meccanismo diabolico per tener separato il contenuto delle pagine dalle inserzioni pubblicitarie senza andare ad immaginare l’impatto che avrebbe avuto sull’esperienza di navigazione dell’utente. Lo stesso  Zuckerman definisce i pop-up una barriera difficile da superare e in più di un’occasione ha manifestato il proprio disappunto per la sua invenzione. Gli utenti trovano i pop-up insopportabili e nel 70% dei casi non ne leggono il contenuto andando a vanificare i preposti intenti pubblicitari.

 

Lo spam

Negli ultimi quindici anni l’uso delle mail è cresciuto in maniera esponenziale, parallelamente alla capienza delle nostre caselle di posta. Entrambi i fattori hanno favorito l’invio continuo ed incessante di messaggi e comunicazioni pubblicitarie e/o fraudolente meglio conosciuto come spam. Il termine spam è tratto da uno sketch degli anni settanta, il Monty Python’s Flying Circus, dove una cameriera cercava, non proprio così subdolamente, di propinare a due clienti i piatti della casa a base di un fantomatico ingrediente, lo spam appunto. Lo spamming selvaggio avviene inviando migliaia di messaggi identici a indirizzi mail carpiti da siti internet o presi da database senza il permesso dei destinatari. Si stima che oltre il 90% delle mail inviate quotidianamente in tutto il mondo sia spam.

 

Questi sono solo alcuni elementi che infastidiscono la nostra permanenza in rete causando perdite di tempo e incontri ravvicinati con virus, spam e malware. Nonostante siano passati anni dalle manovre diaboliche di Dennis Toeppen, lo cybersquatter colpevole di accaparrarsi domini web con il solo scopo di rivenderli ai diretti interessati a cifre astronomiche, capita spesso di imbattersi in pagine di dubbia natura che ricalcano il brand di qualche azienda famosa e, facendoci maledire a denti stretti l’invenzione di Ethan Zuckerman, continuiamo imperterriti a navigare sul web.

IMMAGINE DI COPERTINA TRATTA DAL FILM L’odio.
 

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